NECROLOGIO per DANIEL SPOERRI
27 marzo 1930 – 6 novembre 2024
“VERSO L´INFINITO E OLTRE”
Le grandi personalità che hanno segnato la storia, in questo caso la storia dell’arte, attraverso un’indomita creatività e curiosità, mai sopita nell’arco di tutta la loro lunga carriera, restano nel cuore e il loro esempio non si perde mai completamente. È quanto la Fondazione del Giardino di Daniel Spoerri Hic Terminus Haeret prova verso Daniel Spoerri, ideatore e regista animatore di questo parco speciale e grande protagonista della scena artistica internazionale dal dopoguerra, annunciando con grande tristezza e un pensiero di affetto profondo che il 6 novembre 2024, Daniel Spoerri ci ha lasciati. Vogliamo immaginarlo, con il suo piglio ironico, irriverente e profondo, a perenne angelo custode che veglierà su questo suo luogo unico al mondo, una autobiografia tridimensionale che racchiude pensieri e tante testimonianze della sua poetica. Fai buon viaggio Daniel, verso “l’infinito e oltre”, e non dimenticare mai il tuo Giardino!
NOTE BIOGRAFICHE
Daniel Spoerri (il suo originario cognome paterno era Feinstein) è stato forse il più grande oggettore dopo Marcel Duchamp, e se non altro l’erede più significativo e coerente per la sua poetica artistica dedicata per tutta la carriera alla capacità espressiva del ready made che ha sviluppato in una miriade di diversi progetti.
Tuttavia, Spoerri ha avviato la sua esperienza creativa con la danza, primo ballerino dell’Opera di Berna, assistente alla regia, allievo a Parigi del mimo Ducrot.
Negli anni ‘50 è stato redattore di una rivista di poesia concreta (“material”): le Edition MAT.
La sua vocazione per l’arte si manifesta però a Parigi nel mitico luogo – la Chambre n.13 dell’Hotel Carcasson in Rue Moffetard – dove Allain Jouffroy e Arturo Schwarz ebbero modo di fare l’esperienza per primi fruitori dei tableaux pieges, i quadri trappola che sembrano sfidare la legge di gravità: tavole già utilizzate su cui gli oggetti appoggiati venivano incollati come nature morte tridimensionali e poi appese/rovesciate sulle pareti come fossero quadri. Per questi Spoerri è famoso e presente in tutti i più importanti musei internazionali.
Cofirmatario del manifesto dei Nouveaux Réalistes, scritto da Pierre Restany, insieme a Yves Klein, Jean Tinguely, Arman, Francois Dufrêne, Raymond Hains, Martial Raysse e Jacques Villeglé, ha partecipato anche alla eclatante cerimonia finale del movimento nel 1970 a Milano creando il dolce a forma di Tiara per Restany al Ristorante Biffi.
Poiché il nome di Spoerri si lega anche alla nascita della Eat Art, arte commestibile connessa strettamente ai suoi quadri trappola, realizzati dai commensali del suo noto ristorante di Dusseldorf (1968) (il “Restaurant Spoerri”), seguito poco dopo (1970) dalla “Eat art-Galerie”, la galleria nata al piano sopra al ristorante per ospitare una ricca programmazione di mostre di arte commestibile (Roy Lichtenstein, Dieter Roth, Joseph Beuys, Niki de Saint Phalle e tanti altri).
Ci sono poi i suoi interessi culinari come il trattato sulla polpetta, il cibo più internazionale e presente in tutte le tradizioni del mondo. Aveva scoperto le tradizioni della cucina durante nove mesi trascorsi su una piccola isola greca, Simi, agli inizi degli anni Sessanta. Lì ha esplorato la cucina tradizionale e le erbe naturali dell’isola scoprendo questa sua nuova vocazione.
Il cambiamento era il motto di Spoerri, che non si accontentava di ciò che era già noto e collaudato che per seguire la potenza della sua curiosità e la febbrile inquietudine che lo caratterizzava non ha mai smesso di creare nuove idee artistiche.
È stato promotore e regista di numerosi progetti espositivi ambientali, come il DyLaby allo Stedeliijk Museum, Il Cocrodome al Centre Pompidou, e ha realizzato il progetto più complesso della sua vita Il Giardino di Daniel Spoerri, a Seggiano sulle pendici del Monte Amiata, in Toscana.
IL GIARDINO DI DANIEL SPOERRI
Daniel Spoerri arriva in Toscana come tutti i viaggiatori internazionali attratti da questa regione e decide di acquistare una proprietà nella Toscana meridionale, in Maremma sulle pendici del Monte Amiata, irretito dal paesaggio fantastico di questo territorio. La tenuta che acquista è denominata per tradizione Il Paradiso per le sue qualità naturali che Spoerri pur da artista così metropolitano per la sua poetica, riconosce in questo luogo, uno spazio speciale.
Da ospite ammirato si fa presto attivo ideatore di un parco di sculture dove posiziona le proprie opere e quelle di amici come Eva Aeppli, in una dimensione di resista di un progetto collettivo che assomiglia al poesie album, cioè l’album dei ricordi offerti da coloro con i quali ha condiviso esperienze e amicizie.
Oggi più di 100 opere di circa 50 artisti lo abitano e rappresenta uno dei giardini d’artista più importanti al mondo, divenendo un’enorme opera d’arte ambientale che racconta espressioni artistiche internazionale di mezzo secolo con al centro la poetica del ready made.
Dunque, il Giardino come immensa opera autobiografica immersiva è destinato a rimanere quale testamento ideale di vita e di poetica del grande maestro.
Fondazione “Hic terminus haeret – Il Giardino di Daniel Spoerri”
per informazioni riguardando le cerimonie funebri: info@danielspoerri.org
Non è facile definire Daniel Spoerri in poche parole, certamente rappresenta uno dei maggiori maestri nell’arte contemporanea nel ready made, nell’utilizzo di oggetti di riuso oggetti, di scarto della società industriale ai quali dona una nuova vita, e spesso anche nuovi valori comunicativi. Lo dimostrano i suoi celebri ‘quadri trappola’; ma Spoerri si è dedicato a moltissime altre esperienze artistiche. È l’inventore della ‘eat art’ – arte commestibile, che ha promosso nella sua galleria eat art a Dusseldorf nello stesso stabile dove aveva aperto un ristorante nel quale sono nati tanti tableaux pieges (quadri trappola). Ai banchetti ha dedicato performance, eventi, opere fino alla più recente fusione Bronzoa in memoria della sua celebre azione di scavo condotta con rigore archeologico dissotterrando una ‘déjeuner sous l’herbe’ happening condotto 50 anni prima a Parigi. Dunque Spoerri è una inesauribile fonte di iniziative attorno all’opera d’arte ready made in molteplici accezione. L’opera sua più impegnativa, totale e immersiva resta tuttavia il parco di sculture del Giardino.
Qui si intrecciano molti aspetti autobiografici di Spoerri: attraversare il Giardino per i suoi sentieri offre tanti messaggi e impressioni: la scoperta, il senso del labirinto, della sorpresa, dell’aspettazione, della incertezza, sono tutti momenti che si alternano e susseguono durante la visita alla scoperta delle opere di Spoerri stesso e di quelle che come un regista di una mise en scene ha disseminato per i declivi del Monte Amiata da questo lato assolato e dolcemente ondulato. Sono moltissimi gli artisti presenti con un loro intervento, talvolta più di uno, donato alla Fondazione Il Giardino di Spoerri. Sono gli amici incontrati nell’arco della vita e ricompongono un ampio spettro dell’arte contemporanea internazionale europea fra XX e XXI secolo.
Se dunque attraverso la visita si ripercorre la biografia di Spoerri, si incontrano anche messaggi universali che le opere suggeriscono attraverso la poetica dell’artista e i temi ampi dell’umanità che le opere richiamano. Per questo il Giardino è stato letto anche come un moderno Viaggio di Poliphilo.
Si incontrano sia opere scultoree, molti bronzi sempre caratterizzati dall’assemblaggio di oggetti di scarto (ready-made), sia interventi a carattere ambientale, dove il radicamento allo spazio e al contesto circostante è componente essenziale dell’opera come nel Sentiero labirintiforme, o in Onphalon Il recinto dei liocorni. Non mancano i distintivi quadri-trappola, appesi ai muri esterni del borgo al centro del Giardino.
Tutto il percorso è pervaso da un senso di magia e dalla contraddizione disorientante fra l’equilibrio precario che spesso suggeriscono gli interventi artistici e d’altra parte la loro consistenza materica, per la maggior parte realizzati in bronzo, resistenti dunque al movimento ciclico e costante della natura che li ospita e rappresenta un contenitore museale vivente. Il senso di ‘bilico’ e di precario equilibrio che spesso predomina i segni artistici deriva dalla prima passione ed impegno artistico performativo del giovane Spoerri, la danza moderna, il teatro e il mimo, ai quali si dedicava nella Parigi della fine degli anni Cinquanta grazie ad una borsa di studio dello stato svizzero ottenuto per i suoi meriti di danzatore moderno, primo ballerino del Stadttheater di Berna.
A questa prima passione e dedizione si sostituì, quasi per ‘caso’, la scelta di diventare artista.
Quando nel 1960 il critico Allain Jouffroy entrò nella minuscola stanza affittata dal giovane svizzero (in verità nato in Romania, a Galati, il 27 marzo del 1930, da padre tedesco ebreo e da madre svizzera) presso l’Hotel Carcassone in Rue Mouffetard –– che straripava alle pareti di tavole e piani di appoggio sfidanti il principio di gravità con oggetti e apparecchiature incollati sopra, non credette ai propri occhi e pensò di sognare, di entrare in una realtà rovesciata. Fu una prima intuizione di Spoerri che divenne subito la sua arte: quei tableaux pièges (quadri-trappola) furono rapidamente venduti dal gallerista Arturo Schwarz a Milano e Spoerri entrò subito nel sistema artistico fra i componenti del movimento Nouveau Réalisme il cui manifesto fu scritto da Pierre Restany e firmato insieme a Spoerri da altri celebri artisti: Christo, Yves Klein, Arman, Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely.
Anche il Giardino nasce come declinazione complessa e articolata dalla prima casuale intuizione di intrappolare la vita in uno spazio quotidiano, una tavola, rovesciato con forte senso di contraddizione, proprio anche dell’esistenza e del mondo, in una sorta di espressione libera, catapultata sulla scena artistica.
Anna Mazzanti